Matrimonio Antica Osteria Campenave – Non sono uno che si spaventa del lavoro (casomai del contrario…). Si fa quello che si deve fare.
Il giorno del matrimonio, per quanto accuratamente pianificato con assoluto anticipo dalla coppia di sposi, porta con se una dose di aleatorietà che ce n’è d’avanzo… Spose apprensive: fatevene una ragione. E’ così.
Nel canovaccio di un soggetto già scritto, quella giornata si va a braccio. Deve funzionare così. Semplicemente perché il giorno del matrimonio non è quello che si vuole che succeda. E’ quello che succede. E a non volersene fare una ragione, si finisce per mancare di godersi una giornata che se presa per quella che è finisce per eccedere le aspettative.
Le mie foto devono raccontare quello. Devono raccontare di come le emozioni di chi c’era hanno preso vita. Di come hanno reso quei momenti importanti ed unici. E queste emozioni sono quasi sempre troppo forti per poter correre dentro a dei binari. Sono un fiume in piena che rompe gli argini.
Io devo raccontare quello. Non mi devo aspettare niente, non devo forzare niente. Devo solo essere pronto per quei momenti. Ed evitare di intralciarli in qualsiasi modo. La giornata che è. Non quella che il fotografo si aspetta. Quindi, tanto vale non aspettarsi nulla. Ed essere pronto per tutto.
In queste poche righe c’è la mia filosofia. L’unica possibile, ma per la quale non basta essere buoni fotografi. Serve andare oltre. Serve dimenticarsi quel giorno della macchina fotografica ed essere sintonizzati sulle persone, sulle sfumature delicate di quello che mi succede intorno. L’aspetto tecnico viene talmente in secondo piano, che non vale neanche la pena parlarne. L’aspetto tecnico deve essere talmente radicato ed innato al punto di diventare trasparente. Svanire. Il momento stesso in cui pensi a come fare la foto, è il momento in cui perdi la foto. Gli attimi passano veloci e, se lo scattare la foto richiede una briciola della tua attenzione, sei fatto. Finito.
Fotografare un matrimonio come intendo io è vivere la giornata. Le mie energie vanno in empatia, non tecnica fotografica. Quella deve essere istintiva. Altrimenti, e ve lo posso assicurare, a fotografare un matrimonio ci sarebbe – eccome – da essere preoccupati. Le foto sono democratiche, perché parlano a tutti (esperti e non esperti) nello stesso linguaggio e raccontano in modo impietoso dei pregi e dei limiti di chi le ha scattate.
Se si nutrono aspettative sulle immagini del proprio matrimonio, non vedo come si possa fare con l’amico di turno appassionato ‘che se la cava alla grande con la macchina fotografica’. Non capisco proprio. E come il povero amico di turno si sentirebbe a prendersi la responsabilità sulle spalle avendo la consapevolezza di quello che fotografare un matrimonio vuole – veramente – dire. Già i professionisti che si misurano con i matrimoni lo fanno con esiti, penso, alterni…
Nel frattempo, ci sono le foto di Elisabetta e Gabriele che chiedono di essere introdotte! Beh… per una volta, e nella traccia di questo articolo, lascio questa piacevole incombenza alla sposa, con un suo messaggio carinissimo di poco prima la data delle nozze:
“volevo dirti che sono felicissima che avremo te come fotografo. Io sono un’ansiosa, una che tende a programmare tutto e che soffre quando l’imponderabile, che poi è all’ordine del giorno, si presenta. Sapere che invece tu sei l’esatto contrario e che sei capace di volgere ogni situazione a tuo favore e che in ogni caso riesci a fare foto bellissime e piene di emozione mi fa stare bene! Scusa la sviolinata, ma ci tenevo a dirtelo!”
Scusatissima Elisabetta! (eccome) 🙂 Ecco qualche immagine della vostra giornata:
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Location: Antica Osteria di Campenave
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